mercoledì 22 maggio 2013

Futuro perfetto

Korsikov si svegliò confusa, la testa che girava, il corpo freddo e intorpidito. Si muoveva a fatica, sentiva le orecchie ronzare e non riusciva a connettere assieme abbastanza sinapsi da formare un pensiero coerente.

Ci volle almeno mezz'ora per riprendersi da quello stato di stordimento, riprendere il controllo dei propri sensi e del proprio corpo. La mente, prima completamente annebbiata e vuota prese pian piano a mettere assieme ricordi e percezioni, mentre dalle palpebre chiuse una luce tenue infastidiva gli occhi.

Con uno sforzo fisico non indifferente Korsikov sollevò un braccio portando la mano agli occhi per ripararli, infastidito anche da qualcosa che tirava la pelle lungo tutto l'avambraccio. Impiegò almeno un'altro quarto d'ora a riprendere possesso delle capacità visive e motorie, scoprendo di trovarsi dentro una specie di capsula dal colore lattiginoso.

Praticamente nuda, salvo per alcune fasce strette attorno alle parti intime, collegata a cavi e tubi sintetici i quali andavano via via scollegandosi automaticamente dal suo corpo, cercò di mettere in ordine il mare di pensieri e ricordi tornato alla mente.

Lo stato confusionale, la debolezza fisica, quello stretto ovulo bianco, il mare di collegamenti e tubi...
I ricordi iniziavano a ordinarsi, ma la conferma definitiva arrivò da una voce che sembrava provenire da dentro il guscio.

«Ben svegliata, comandante.» la voce era maschile, morbida e impostata. La donna la collegò a fatica all'intelligenza virtuale che in passato aveva imparato a conoscere, come quasi ogni essere vivente.

«Apollo?» pronunciò con difficoltà, quasi non riuscisse a mettere assieme le poche lettere.
«No signora, io sono Ade. Sono successivo ad apollo»
Successivo? Cosa poteva significare successivo? Intelligenze virtuali come Apollo non si evolvevano molto in fretta, quanto tempo era stata in quel guscio?
«Ade, quanto tempo ho giaciuto qui? Si tratta di un guscio di stai, giusto?»
«Corretto, signora. Lei è rimasta in stasi per 108 anni, 7 mesi e 17 giorni.»
108 anni. Per un momento si sentì quasi svenire, non ricordando il motivo di quell'isolamento così lungo, ma Ade parve leggerle nel pensiero e rispondere alle sue domande.
«Non si sforzi di ricordare, la lunga inattività cerebrale ha sopito la sua capacità di pensiero. Le ho somministrato un blando calmante, procederò ora a riprodurre la sua ultima registrazione di routine prima della stasi.»

Poté chiaramente sentire qualcosa di caldo risalire dal polso lungo il braccio e diffondersi in tutto il corpo, rilassando la tensione muscolare e lasciandola cadere in uno stato di quiete. All'esterno la voce di Ade scomparve, lasciando posto alla sua registrazione.

Il mio nome è Sofia Ada Korsikov, 35 anni,  comandante in capo della sezione ricerca militare terrestre.
Oggi è il 14 Dicembre 2615, secondo il calendario terrestre.
 In qualità di ideatore e promotore del Surviving Act, mi impegno a pormi da ora e per tutto il tempo necessario in stasi biologica, al fine di essere risvegliata nel preciso e unico momento in cui l'intera razza umana si trovi all'orlo dell'estinzione o il pianeta Terra venga seriamente compromesso, quale guida per la ricostruzione e il recupero del nostro patrimonio genetico.
Al fine di portare a termine questa missione, qualora sia essa necessaria, altri sei membri di un pool militare e scientifico si sono uniti a me
Hector Fourier, 41 anni, specialista in biologia, genetica e antropologia.
Hal Hemmer 27 anni, fisico teorico e sperimentale, ingegnere astronavale.
Natsuki Kondo, 39 anni, generale di armata ed esperta della difesa.
Alan Grant, 49 anni, specialista di sicurezza e sistemi informatici avanzati, specialista delle comunicazioni.
 Thomas Ford, 29 anni, pilota.
Tarja Frienman, 26 anni, navigatrice, virtuocartografa, astronoma.

Queste persone sono state da me scelte per il raggiungimento della maestria nei loro campi, con la speranza che un giorno il più lontano possibile, se necessario, saranno di aiuto alla ricostruzione del genere umano.
Comandante Sofia Ada Korsikov, chiudo la registrazione. 
E che queste parole possano non udirsi mai.

Le ultime parole scivolarono via in un silenzio glaciale. Ogni singolo ricordo, pensiero e memoria era riaffiorato, spaccando letteralmente quella membrana annebbiata che permeava la mente del comandante. Ora era pienamente consapevole di tutto, chi era, dove si trovava e come ci era arrivata. 

«Ade, ora siamo nel 2723, giusto?» la sua voce era piatta, priva di tono ed emozione.
«Corretto, signora.»
«Quando è accaduto?»
«Nell'anno 2713. Purtroppo un disturbo dovuto alle stelle pulsar che circondano la zona ha causato un'anomalia nelle comunicazioni.»
Ada non parve nemmeno ascoltare quell'ultima parte.
«Dati demografici prima e dopo l'evento?»
«Circa 19 miliardi di individui registrati divisi fra sistema solare e colonie di varia natura. Dopo lo scontro ho calcolato una perdita di vite umane che si attesta attorno al 96% circa da parte nostra.»

Korsikov non riusciva a credere alle parole di Ade, eppure se era stata svegliata il motivo era palese. Venti miliardi di individui ridotti a poche centinaia di milioni. Una civiltà quasi interamente cancellata dall'universo. Il 4% della razza umana era sparso per la galassia, forse all'oscuro di tutto, forse già braccato o ridotto a minor numero da un nemico che nemmeno conoscevano.

Dentro di se sperava che quel momento non dovesse giungere mai, segretamente per qualche momento aveva desiderato che un asteroide colpisse prima o poi la stazione e mandasse tutto in frantumi. Aveva ideato quel baluardo di salvezza, ma non aveva mai pensato a come sopportare il fardello della quasi estinzione della razza umana.

Eppure tutto aveva funzionato. La stazione era protetta, funzionale e sicura. Poco più di un secolo era passato dall'inizio del suo sonno e già veniva risvegliata, nemmeno a farlo apposta anche in ritardo.

Per essere l'inizio della ripresa umana, tutto già andava per il verso sbagliato. Chiuse un momento gli occhi per pensare, ma subito fu risvegliata da un allarme, la voce di Ade risuonava nelle sue orecchie.

«Signora sono desolato, ma la sicurezza della stazione è compromessa, abbiamo un intruso.»















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